La storia dell'aerosol fino ai giorni nostri

L'aerosol è un dispositivo in grado di trasformare un medicinale solido o liquido in piccole particelle che penetrano nelle vie respiratorie liberandole da infiammazioni e patologie a carico dei bronchi e dei polmoni.

Attualmente, l'apparecchio è presente sul mercato in tre tipologie (ad aria compressa, ad ultrasuoni e a membrana vibrante), assai differenti dal modello rudimentale.

La storia dell'aerosol in pillole

L'aerosol è un apparecchio medico in grado di generare una miscela aria-farmaco che penetra nelle vie aeree, raggiunge i bronchi in profondità producendo notevoli benefici per la salute. Il macchinario trasforma le sostanze terapeutiche in microparticelle ottenendo un’azione locale mirata. Portatile o nella tradizionale versione a pistone, vanta una storia articolata e molto antica.

Il concetto di nebulizzazione, infatti, venne espresso per la prima volta nella seconda metà dell'Ottocento riprendendo il principio studiato ben 4 mila anni prima. A quel tempo, la medicina ayurvedica sfruttava il potere del vapore per trattare l'asma attraverso l'uso di erbe e piante officinali dalle proprietà broncodilatatrici e anticolinergica.

L'invenzione del primo apparecchio per l'aerosol venne attribuita al padre della medicina, Ippocrate. Si trattava di un piccolo vaso con una pipa attraverso cui potevano essere inalati i vapori. Nel 1863 fece la sua prima apparizione un inalatore di terracotta prodotto da Nelson e che suscitò grande successo perché molto più efficiente dei modelli precedenti e in grado di soddisfare tre requisiti ancora oggi di estrema importanza: pulizia, trasportabilità ed economicità.

Il sistema, perfezionato nel corso del XX secolo e nello specifico nei primi anni Trenta, diede vita al nebulizzatore a compressore elettrico (lo Pneumostat) dotato di regolazione della potenza di erogazione del getto. Il dispositivo venne ulteriormente migliorato da Parke-Davis Glaseptic (Germania) con l'aggiunta di un bulbo in vetro.

Dieci anni dopo fu il turno del nebulizzatore Collison mentre negli anni Cinquanta apparve il dispositivo Wright, realizzato in ebanite e perspex, molto più compatto e simile agli apparecchi attualmente distribuiti sul mercato. Nel 1956, i Laboratori Riker presentarono il primo pMDI, un Inalatore Pressurizzato Predosato che rappresentò una vera e propria rivoluzione nella terapia aerosolica.

Seguirono a rotazione gli apparecchi ad ultrasuoni e gli inalatori a polvere secca (nei primi anni Settanta) come i Rotahaler e gli Spinhaler, fino ad arrivare ai giorni nostri.

Aerosol: qual è la tecnologia dei modelli più moderni?

I moderni dispositivi per l'aerosolterapia sfruttano diverse tecnologie tutte efficaci a livello terapeutico ma con notevoli differenze riguardo a dimensioni, tipi di farmaci da impiegare e durata del trattamento:

  • a pistone o ad aria compressa. Il compressore presente all'interno dell'apparecchio spinge l’aria all’interno dell'ampolla contenente il farmaco trasformandolo in una pioggerellina in grado di raggiungere le vie aeree. Questo dispositivo necessita di tempistiche piuttosto lunghe, è rumoroso e ingombrante, ma è molto robusto, economico e adatto alla maggior parte delle terapie;
  • ad ultrasuoni. Le vibrazioni a frequenze ultrasoniche prodotte da un trasduttore trasformano il farmaco in nebbiolina in tempi rapidi. L'apparecchio è tra i più compatti e leggeri disponibili in commercio, è silenzioso ma non può essere impiegato in tutti i trattamenti, in quanto tende a riscaldare il medicinale;
  • a membrana vibrante. Noto anche come nebulizzatore mesh, trasforma il farmaco in particelle microscopiche attraverso una membrana porosa e oscillante. Funziona a batterie, è piccolo, compatto e per tale motivo può essere portato tranquillamente in viaggio in caso di necessità. Adatto anche ai bambini, riscalda il medicinale in poco tempo, evitando lunghe e noiose sedute.

Ovviamente, per una corretta conservazione del dispositivo, ogni singola parte deve essere pulita dopo l'uso con acqua calda e asciugata con molta attenzione con un panno pulito. La regola vale anche per la mascherina. In caso contrario, i vari elementi potrebbero diventare ricettacolo di virus, batteri e germi trasmissibili con il successivo utilizzo.